TARANTO

VILLA COMUNALE PERIPATO - Via Pitagora, 71


Il sito domina il Mar Piccolo, a ridosso del convento di Sant'Antonio. L’area, dall'estensione di poco meno di 5 ettari, insiste su di un banco di roccia calcarea, mentre più in profondità vi sono banchi di argilla del Bradano. La superficie è prevalentemente in piano, con dislivelli di modesta entità; il lato sul mare interno, a settentrione, presenta una scarpata completamente coperta da vegetazione, con un balcone dalla vista mozzafiato.

 

La denominazione Villa Peripato fa riferimento alla scuola peripatetica (dal greco perìpatos, luogo in cui si passeggia) aristotelica, di cui fu illustre esponente il filosofo e matematico tarantino Archita; il maestro teneva le sue lezioni passeggiando e discutendo insieme agli allievi.

 

Nella storia del paesaggio tarantino, il giardino è sempre inteso con finalità utili: alberi da frutto e soprattutto agrumeti ad uso esclusivo della famiglia proprietaria. Non fa eccezione giardino S. Antonio, di proprietà della nobile famiglia de Beaumont, che già alla fine del XVII secolo possiede fuori la Porta di Lecce, lungo l’antica strada di S. Lucia, due giardini coltivati con “frutti communi ed agrumi”, terreni seminati, vigneti di “uva longa” e, nel prospiciente Mar Piccolo, due sciaie di ostriche e cozze pelose.

 

Nel 1832 l’ultimo discendente della famiglia sposa la nobile Maddalena dei marchesi Bonelli di Barletta, protagonista della vita economica della Taranto di fine Ottocento, molto attiva nella gestione delle masserie di sua proprietà e molto attenta alla villa suburbana di S. Antonio. Secondo i desiderata della marchesa, la località perde la funzione di supporto alle attività agricole e diventa un raro esempio di residenza di villeggiatura. Rispondendo sempre più alla funzione di rappresentanza per la famiglia, lo spazio verde intorno alla casa (prospiciente l’antica strada S. Lucia) si presenta come un perfetto esempio di giardino eclettico tipico dell’Ottocento: ricco di piante ornamentali, intersecato da grandi viali fiancheggiati da alti alberi di pino e acacia, abbellito da siepi di viburno, chioschi formati da alberi piantati in circolo, rotonde di sedili in pietra e colonnine sormontate da vasi di fiori e statue, coffee house in muratura circondata da una gradinata, con volta e cupola in stile giapponese.

Alla morte della marchesa, nel 1906, il patrimonio passa al nipote Filippo Bonelli, il quale dal 1908 inizia una lunghissima trattativa con il Comune di Taranto per la vendita del giardino S. Antonio. Il sindaco Troilo vuole infatti realizzare una Villa comunale più bella e grande del giardino Garibaldi, fino a quel momento unico polmone verde della città. Nel 1909 affida all'ingegnere Cosimo Resta l’incarico di definire il valore della proprietà, che viene poi concessa in enfiteusi perpetua al Comune per 17.500 lire l’anno.

 

Nei primi anni la Villa rimane pressoché abbandonata: nel 1913 per contenere il terrapieno e dare una forma più regolare al giardino, viene sistemato un muro di cinta con ringhiera.

Nel 1932, in occasione di una parata militare nel golfo di Taranto, 350 operai lavorano per oltre un mese per ripulire e abbellire il giardino: si impiantano la pineta e due aiuole con un enorme fascio littorio al centro; in una piazzetta si colloca un busto di Leonardo da Vinci, proveniente da una nave omonima affondata in Mar Piccolo durante la Prima Guerra Mondiale; nei viali si collocano sedili e colonnine artistiche.

Nel 1933 viene estirpato un antico aranceto, sostituito dal teatro all'aperto La Pineta, poi trasformato in cinema; nel 1936, la recinzione in ferro viene “donata alla Patria”; l’anno successivo, la scalinata monumentale (1913) che conduce ad un lungo corridoio affacciato sul Mar Piccolo, viene abbattuta per fare posto al Circolo Ufficiali della Marina Militare; tra il 1944 e il 1945 gli anglo-americani installano una piscina in cemento; dopo il 1945, il grande piazzale viene adattato a pista di pattinaggio.

Del primitivo giardino di delizie della marchesa Bonelli, fra abbattimenti e successivi rimaneggiamenti, oggi non rimane granché.

 

La Villa Peripato costituisce una riserva archeologica indiscutibile, in quanto conserva la quota di calpestio antica, relativa alla fase di ruralizzazione degli spazi già occupati dalla città greca e romana. Scavi nell'area furono effettuati occasionalmente già nel XVI e nel XVII secolo e sono ricordati dagli autori locali. Passando agli interventi più recenti, le prime ricerche, effettuate da maggio a luglio 1991, hanno consentito l’individuazione di una serie di strutture murarie, attribuibili ad abitazioni, realizzate a partire dalla prima età imperiale. Altre indagini preventive nel sito, nel frattempo sottoposto a vincolo ministeriale, sono state condotte invece nel 2004.

 

Le specie vegetali esistenti appartengono alla flora autoctona. Il piano dominante – alberi di alto fusto – è principalmente costituito da pino di Aleppo, ma sono presenti anche lecci, siliquastri, platani, tigli e cipressi.

Più recentemente sono state introdotte alcune essenze esotiche tra le quali palme, alianto, robinie, cedro, magnolie, ippocastani, l’albero del falso pepe e cipressi di origine americana.

Notevole è lo sviluppo lineare delle siepi, le cui specie appartengono soprattutto alla macchia mediterranea, come pungitopi, allori, viburni, filliree, mentre tra le siepi esotiche vi sono pitosfori, miopori e tuie.

 

La Villa si presenta in stato di abbandono, con alberi e verde in cattivo stato vegetativo, tracce di lavori di ristrutturazione poco rispettosi dei luoghi, segni di incuria e vandalismo.

In particolare nell'ultimo ventennio, si sono verificati gravi squilibri nello stato di conservazione del patrimonio vegetale; piante secolari sono decedute ed altre versano in precarie condizioni di salute. Il terreno delle aiuole è costantemente calpestato, il manto bituminoso con il quale sono stati realizzati i percorsi spesso copre la base dei fusti degli alberi ed il risultato di tutto ciò è un grave pregiudizio della struttura e dell’apparato ipogeo delle piante. Nonostante ciò, la Villa Peripato è ancora uno spazio verde vitale e importantissimo.

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Orari di apertura: tutti i giorni, orario diurno


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Curatori: Cosma Chirico e Antonietta dell’Aglio
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