La ricerca dei parchi e giardini storici pubblici della Puglia

di Giacinto Giglio

 

La nostra ricerca è circoscritta ai giardini storici di carattere “pubblico”, cioè attualmente di proprietà di Enti pubblici e che quindi dovrebbero essere tutelati, accessibili e fruibili. Possono essere giardini realizzati direttamente dalla mano pubblica oppure giardini un tempo appartenuti a ville patrizie o conventuali, che oggi sono nella disponibilità  pubblica. Il Codice dei Beni culturali e del Paesaggio (Dlgs 42/2004 e s.m.i.) li considera “monumenti viventi” e individua all’art.10 lettera f) “le ville, i parchi e i giardini che abbiano interesse artistico o storico” ed anche, all’art. 136 lettera b), “le ville, i giardini e i parchi, non tutelati dalle disposizioni della Parte seconda dello stesso codice, ma che si distinguono per la loro non comune bellezza”. Per poter essere dichiarati  beni culturali, i giardini storici devono essere opera di autore non più vivente, realizzati da oltre cinquant’anni, e rivestire un “interesse culturale”: il regime giuridico prevede, tra l’altro, il divieto di distruggerli, danneggiarli o adibirli a usi non compatibili con il loro carattere storico-artistico, o comunque tali da pregiudicarne la conservazione. L’interesse culturale è determinato da un decreto di “vincolo”, che nel caso di beni demaniali sussiste ope legis o è frutto di declaratoria.

 

La metodologia

Nella prima fase, di inventariazione, si è creato un primo elenco utilizzando le immagini satellitari (Google Earth e Street View), CTR ed ortofoto (SIT Puglia);  queste ultime sono state confrontate con cartografia IGM (anni 1947-1957), dati bibliografici e fonti archivistiche più immediate. 

Dal primo elenco sono stati evidenziati:

  • giardini (o parte di essi) che presentano un disegno planimetrico preordinato e intenzionale, risultato di una composizione di elementi vegetali (aiuole, prati, radure, alberi isolati, gruppi di piante, filari etc…) e elementi artificiali (percorsi, fontane, peschiere, piani terrazzati, aree pavimentate, etc.);
  • giardini che contengono esemplari botanici (arborei, floreali, arbustivi) di un certo pregio e significato, inclusi gli orti botanici;
  • giardini che hanno ricoperto e ricoprono un ruolo nel tessuto urbanistico o nel disegno paesaggistico in cui si collocano;
  • giardini le cui origini siano risalenti a oltre cinquant’anni fa (tenendo conto del dettato di legge in materia di Beni Culturali).
  • giardini come sito storico, origine di un mito illustre, luogo di un avvenimento storico maggiore, soggetto di un dipinto ecc.

Secondo questi criteri, sono stati selezionati 107 comuni con giardini pubblici storici della Puglia divisi per provincia e sui quali fare un’indagine diretta sul campo.

 

 

SCHEDATURA GIARDINI PUBBLICI STORICI - PUGLIA

 

GIARDINI

INVENTARIO

%

CATALOGO

COMUNI

%

PROVINCIA

FOGGIA

14

13,08

4

64

24,81

TARANTO

7

6,54

4

29

11,24

BRINDISI

11

10,28

8

20

7,75

BARI

40

37,38

10

48

18,60

LECCE

35

32,71

4

97

37,60

TOTALE

107

100,00

30

258

100,00

 

La seconda fase è stata quella di catalogazione: abbiamo utilizzato una scheda di censimento tipo per l’indagine diretta su 30 giardini pubblici storici, rilevando, ove disponibili,  i seguenti dati: localizzazione/ubicazione (provincia e comune), denominazione (attuale e storica), notizie storiche (epoca costruzione, autore, preesistenze), caratteristiche ambientali (superficie, geomorfologia, clima), impianto planimetrico (schema, forma, composizione), caratteristiche vegetali (struttura, esemplari di rilievo), caratteri architettonici (fontane, scale, edifici, impianti, pavimenti, decorazioni), uso attuale (stato di conservazione, restauri), proprietà, vincoli (D.M. o P.R.G.), accessibilità, fonti e documenti di riferimento comprensivi di foto.

 

I risultati della ricerca

Da questa prima schedatura, si evidenzia che i giardini storici sono localizzati nei grossi centri e talvolta nei piccoli Comuni nel cui territorio si trova un castello o palazzo nobiliare. La loro presenza è anche proporzionale al numero di Comuni per provincia. Si è notato come le denominazioni prevalenti sono indifferentemente quelle di: villa, parco o giardino e nella toponomastica dei comuni, si assegna anche il nome di Piazza ad alcuni di essi. L’ubicazione è prevalentemente urbana, nelle adiacenze del centro storico o di palazzi nobiliari di cui erano parte integrante; in pochi casi, nei piccoli centri, i giardini restano sul margine dell’abitato. In gran parte sono stati realizzati tra l‘800 e i primi del  ‘900, nati con destinazione “verde pubblico”; in minima parte sono giardini privati acquisiti dal pubblico e ampliati in seguito.

Alcuni sono sorti su preesistenze archeologiche: tombe o resti di insediamenti abitativi (Francavilla Fontana e Taranto). Sono stati progettati da tecnici locali noti o da uomini illustri “cultori dell’arte dei giardini”, in altri casi si conosce solo il nome del sindaco committente. L’ambito culturale è quello napoletano, la tipologia è quella del giardino all’italiana vanvitelliano del coevo esempio della Riviera di Chiaia di Napoli, come modificato dalle sistemazioni paesistiche e romantiche da Stefano Gasse nell’Ottocento. Il modello prevalente del giardino all’italiana è localmente modificato, nella forma e nello schema planimetrico, per adattarsi alle preesistenze e alla morfologia del terreno: se in pendenza (Conversano e Carovigno), se situato lungo la costa (Taranto e Trani) o ancora se è giardino pensile (castello di Presicce).  La fisionomia dell’area verde dipende dalle essenze utilizzate, che derivano dalle caratteristiche climatiche; in molti casi, le essenze nostrane sono accostate secondo la moda del collezionismo da piante rare ed esotiche.  Purtroppo, non si fa la manutenzione stagionale degli elementi vegetali e ordinaria delle parti decorative. Invece, si seguono le mode anche in Puglia, e si introducono nei nostri giardini i prati come nel giardino all'inglese. Tra le caratteristiche architettoniche, troviamo una gamma di manufatti originari (tempietti, casse armoniche, cascate, fontane, una locomotiva, vasche per i cigni ed anche gabbie per i lupi ecc.) che in molti casi, privi di custodia, sono lasciate ai vandali e al degrado per poi essere sostituiti con gli interventi di ”ristrutturazione” da: anfiteatri, campi da basket, piste di pattinaggio, piste da ballo, campi da calcio, cinema, ecc. Tutto questo in contrasto con la Carta dei giardini storici (detta Carta di Firenze,  ICOMOS, 1981) e la Carta del Restauro del 1964-1972, che prevedono per gli interventi di restauro l’autorizzazione delle Soprintendenze ai B.C.A.

Le amministrazioni comunali, malgrado l’atavica carenza di aree verdi, tendono a trasformare e semplificare il verde togliendo siepi, tagliando alberi, introducendo essenze estranee e impermeabilizzando le superfici con asfalto, cemento o pietra: tutto per ridurre i costi di manutenzione e tramutando così i giardini al massimo in “piazze alberate”.

L’uso originario di queste aree è in gran parte alterato dagli usi contrastanti introdotti con gli interventi di restyling, che inseriscono forzatamente attrezzature, impianti e materiali estranei al giardino storico, togliendo loro autenticità e sottoponendoli, senza limitazioni, a un carico antropico insostenibile che dovrebbe gravare invece nelle nuove aree verdi periferiche.

 

In conclusione, vorrei ricordare che la recente Legge n.10/2013 Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani prevede la “promozione di interventi volti a favorire i giardini storici”, dei quali potrebbe occuparsi una Rete Regionale dei Giardini Storici costituita: dalla Regione, dall’ANCI, dall’Università, dalle Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Puglia e dalle associazioni dedicate alla tutela del patrimonio culturale.